Di ceppo antichissimo, è addirittura arrivato a diventare, nel corso del tempo, il simbolo stesso della nazione britannica.
Nasce come combattente di tori, pieno di coraggio, di tenacia e di audacia, tutte doti che gli allevatori, negli anni, si sono impegnati per mantenerle e salvaguardarle.
La storia del Bulldog
La storia di questo particolare cane è strettamente legata ai combattimenti fra cani e tori. Secondo una tradizione molto antica, lo scopo primario di tali combattimenti era quello di migliorare la qualità della carne, dato che i macellai si erano accorti che quest'ultima risultava più tenera e saporita se prima di uccidere il toro lo si faceva correre, e i bulldog erano maestri in questa arte. . .
Inizialmente questo rito veniva celebrato impiegando forti Mastini, come i "Mastiff Antichi", cani abbastanza coraggiosi da opporsi alla foga del toro. Ben presto però, tali combattimenti suscitarono l'interesse in un vasto pubblico, che contribuì a trasformare i combattimenti di "necessità" in vere e proprie battaglie di spettacolo.
I primi Bulldog somigliavano pochissimo agli esemplari che conosciamo oggigiorno, sembravano piuttosto dei Boxer (cugini prossimo del Bulldog), presentandosi molto agili, assai muscolosi, di taglia media, con arti dritti e piuttosto lunghi e con una testa massiccia che presentava un muso corto e prognato, inoltre la coda di questi cani era fine e diritta.
Se questa ipotesi può sembrare a prima vista interessante e valida, bisogna però ammettere che contrasta con quanto scriveva l'Imperatore Cesare, parlando della conquista della Bretagna (Gran Bretagna), dove racconta nei suoi Commentari, che all'assalto delle legioni romane, gli inglesi per contrastarli lanciavano i loro Molossi Celti, i quali contribuivano a seminare il panico tra le truppe romane.
Dunque, ne deriva che tali Molossi dovevano già esistere in Gran Bretagna (forse dal tempo dell'espansione celtica), e che furono i Romani a importarli nei loro territori e non il contrario.
Semmai l'esercito romano in Gran Bretagna introdusse i loro Mastini d'Epiro. Ciò è confermato da Gratius Faliscus il quale racconta che, nell'8 a.C., quest'ultimi erano stati portati in Gran Bretagna per battersi con i Molossi della Cornovaglia, i quali però, commenta il cronista, risultarono sempre vittoriosi.
Non si può inoltre dimenticare che le tribù dei Celti che devastarono le città greche e romane erano aiutate da cani di taglia forte e assai imponente (foto sotto).
Disegno che raffigura un Bulldog nel 1890
Secondo la scrittrice Marjorie Bernard, una vera autorità per la storia della razza, bisognò aspettare l'importazione di molti esemplari di "Bulldog spagnoli" (cani di 40 - 50 Kg impiegati per trainare le carrette dei lattai londinesi), perché gli appassionati del Bulldog inglese si decidessero a salvarlo.
Così, nel marzo del 1875 il Bulldog Club fu ricreato sulle basi dell'associazione primitiva e lo standard fu rivisto e corretto.
I COMBATTIMENTI DEI BULL
Certo è che i combattimenti tra cani e tori (chiamati "Bull-baiting") si trasformarono nel Medio Evo in un vero e proprio eccitante spettacolo, tanto da diventare un autentica forma di sport.
"Sport per signori" naturalmente, dal momento che la nobiltà, attraverso le cosiddette "Leggi della foresta" emanate nel 1272 (prevedevano persino l'amputazione di tre dita delle zampe anteriori a tutti i mastini di grande possanza appartenenti ai villani), si era riservata l'esclusiva del impiego dei cani più imponenti.
Da allora tutti coloro che non avevano l'onore di appartenere alle classi elevate britanniche non ebbero altra soluzione, per continuare a organizzare i bull-baiting, che impiegare cani di taglia più piccola ma non per questo meno combattivi, da tale iniziativa ebbe origine il Bulldog inglese.
La prova sta in un rapporto che Edoardo di Langley (1344-1412), ufficiale del re Enrico IV e incaricato "dei tori e dei Mastiff", redasse con il nome di Mayster of Game questi nuovi cani, più piccoli nella stazza ma non per questo meno agguerriti, che pian piano stavano cominciando a delinearsi.
Vi si legge nel rapporto, che un particolare mastiff di seconda categoria, chiazzato, dalle orecchie cadenti e dagli occhi piccoli, si era fatto la reputazione di non lasciare mai la bestia da lui affrontata: questo fu il primo cane documentato che annunciava di fatto la nascita del Bulldog.
Le prodezze del Bold-Dog, così inizialmente veniva chiamato il Bulldog, un cane carico di audacia, cominciarono ad essere menzionate dall'inizio del XVI secolo.
Poi, nel 1586 Harrison definì il Bold-Dog come un cane dal corpo potente, dalla figura spaventosa, dal carattere bizzarro, ostinato, e che quattro di questi cani erano sufficienti per liquidare un potente orso.
E' solo nel 1632 che compare per la prima volta il termine Bulldog.
Infatti Preston Eaton, stabilitosi a San Sebastiàn in Spagna, chiese ad un suo amico di Londra, un certo George Willinghan, "di fargli pervenire un Mastiff e due Bulldog", testualmente scritto in una sua lettera, allo scopo di metterli in lizza contro i famosi Doghi di Burgos, anch'essi valorosi combattenti di tori in Spagna.
Da questa famosa lettera, per la prima volta si parlò di Bulldog provenienti dall'Inghilterra.
I combattimenti fra animali divennero una autentica istituzione sotto il regno di Elisabetta I nel 1558 -1603.
La sovrana aveva consacrato il martedì per queste attività, e ogni settimana non perdeva occasione per andare a incoraggiare i suoi Mastiff alle prese con i tori, gli orsi, i leoni e altri animali selvatici.
Tuttavia il bull-baiting non piaceva a tutti. Infatti Samuel Pepy, autore di un Diario sulla vita londinese dell'epoca, scritto dal 1660 al 1669, descrisse queste attività come un piacere brutale e disgustoso.
Certo è che i Bulldog, mentre a poco a poco cominciavano a suscitare la fierezza di alcuni contadini e nobili, che lo consideravano il miglior cane fra tutte le razze canine, dall'altro lato si stava sviluppando un opinione molto contrastante, perché veniva visto come un cane barbaro, dalla finalità detestabile, tanto da essere considerato da molte persone come una vergogna della sua specie, sino al punto che non si può invocare la sua utilità, la sua umanità, e nemmeno il semplice buon senso.
Poi, successivamente nel 1835 il Parlamento britannico vietò il Bull-Baiting, e anche se questo sport non scomparve del tutto, l'allevamento del Bulldog fu pian piano abbandonato.
Di conseguenza alla legge emanata, alcuni esemplari furono riconvertiti ai combattimenti fra cani, anch'essi però vietati, ma che in realtà potevano tranquillamente svolgersi nei cortili posteriori dei pub o nelle cantine ecc.
Tuttavia, i Bulldog si mostrarono poco adatti a questo genere di sport, che si svolgeva in spazzi stretti, senza poi chiamare in causa la loro aggressività o il loro coraggio, perché gli si rimproverava solo il non dare abbastanza spettacolo.
Così si finì per preferire ai Bulldog i Bull-Terrier, derivanti dall'incrocio del Bulldog e dai Terrier presenti all'epoca, e simili più al Pit Bull odierno rispetto che al Bull Terrier di oggigiorno...
Bulldog dell'800
Bull Terrier dell'800
A metà del XIX secolo il Bulldog era in via di estinzione, e nel 1859, la razza non partecipò alla prima esposizione canina.
Solo l' anno successivo, a Birmingham e poi in quelle di Sheffield e di Londra, furono presenti alcuni esemplari appartenenti alla razza.
Questa fu una vera e propria vittoria, tale da spingere alcuni allevatori di Bulldog a fondare, nel 1864, un club, con lo pseudonimo di Philo Kuon (Amico del cane).
Poi questi allevatori stabilirono pure uno standard che venne pubblicato l' anno seguente. Anche se questo standard descriveva evidentemente un Bulldog di quell'epoca, vale a dire un animale largo e compatto assai simile al Boxer, e del tutto sicuro che i redattori si riferivano a un cane abbastanza diverso dal cane che conosciamo oggiogiorno.
Da allora gli allevatori, che non avevano conosciuto gli antichi cani da combattimento e che seguivano alla lettera lo standard, furono obbligati ad orientarsi verso un cane più basso sulle zampe, ancora più compatto , più corto, con la testa più massiccia e un muso modesto.
Il risultato fu che, nel 1893, Rawdon Lee scrisse:
"Il tempo è arrivato a maltrattare terribilmente i monumenti storici, ma non ha mai avvilito qualcosa in un modo così grottesco come il nostro simbolo nazionale, cioè il Bulldog".
Selezionati con uno scopo preciso, gli esemplari attuali sono il risultato di una selezione che ha portato elementi che non troviamo in nessun altro cane. I Bulldog di oggi sono uguali a quelli di settant'anni fa.
Allora che cosa si rimprovera con tanta veemenza ai primi allevatori, paragonati a dei vandali? Semplicemente di fare di questo cane il contrario di quel che si faceva con tutti gli altri cani. In altre parole di sviluppare un "mostro" destinato, si, a personificare coraggio e potenza, ma col il risultato di soffiare e brontolare se sottoposto al minimo sforzo.
Ora, è vero che volendo sempre più tipicizzare la razza, si incombe al pericolo di farne un cane infermo, ma è proprio questo che affascina gli allevatori, arrivare a produrre un cane largo, massiccio, compatto e corto il più possibile senza troppo sacrificare la sua salute.
Il Bulldog è oggi una delle razze più popolari in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, mentre negli altri Paesi è un pò meno diffuso.
Questi cani malgrado la loro aria seriosa, i cuccioli di Bulldog si rivelano dei veri clown, saltellando e sgambettando di qua e di là per poi, senza nessuna ragione apparente, stendersi magari sulla pancia del loro padrone e farsi un pisolo. In età adulta, nonostante la loro maschera severa e brontolosa, restano cani con tanta gioia di vivere.
Sono attenti a tutto quello che succede intorno a loro e sono molto sensibili ( se vengono redarguiti ingiustamente, ne resteranno turbati per tutto il resto della giornata).
Il Bulldog, antico cane da combattimento, non sopporta la brutalità, cerca prima di tutto l'affetto dell'uomo e teme la solitudine più di ogni altra cosa. Bisogna dunque circondarlo di tenerezza e cercare fin dalla più tenera età di far emergere il suo eccellente carattere, educandolo con dolcezza.
Con i bambini è fra i cani più compiacenti e pazienti. Nell'intimità familiare il Bulldog sa fare il pagliaccio senza ritegno alcuno, ma sa essere anche serio e dignitoso se le circostanze lo richiedono: quando arriva un estraneo per esempio, diventà immediatamente determinato e vigile (senza comunque essere aggressivo), se però, questo estraneo viene ben accolto dal suo padrone, allora non mancherà di esprimergli amicizia a suo modo.
Il Bulldog è in buona sostanza un animale paziente, gentile e pacifico. Fa parte di quei cani ai quali si attribuisce un certo miglioramento dello humour delle persone; sa inoltre essere calmo e non è mai rumoroso, è un cane che abbaia poco. Con i suoi consimili si mostra tollerante, sempre se non venga aggredito.
I suoi sostenitori ne esaltano il fisico sorprendente, alcuni gli concedono anche di avere il fascino dei brutti.
Il temperamento del Bulldog in generale ispira simpatia e, non fosse che per questo, merita tutto il nostro rispetto. E' stato molto denigrato, quasi sempre a torto, ma per questa stessa ragione suscita passione.
Proprietari per il BULLDOG INGLESE.
Il proprietario di un Bulldog, deve necessariamente conoscere le particolarità della razza, provvedendo quindi a fargli fare dell'esercizio, senza forzature ed eccessi, rispettando il suo ritmo, in modo da sviluppare la sua muscolatura e da permettergli di aumentare la sua capacità respiratoria.
Bisogna evitare che si ecciti esageratamente e, soprattutto, che si esponga al calore, suo nemico principale, contro il quale è assolutamente disarmato.
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